DNA residuo nei vaccini mRNA: cosa rivela il nuovo studio canadese

 Residui di DNA nei vaccini mRNA: cosa rivela il nuovo studio canadese

Full article: Quantification of residual plasmid DNA and SV40 promoter-enhancer sequences in Pfizer/BioNTech and Moderna modRNA COVID-19 vaccines from Ontario, Canada https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/08916934.2025.2551517


Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Autoimmunity ha analizzato 32 fiale di vaccini a mRNA Pfizer e Moderna distribuiti in Ontario, Canada. I ricercatori hanno cercato di capire quanto DNA plasmidico residuo fosse presente e se fossero rilevabili sequenze particolari, come il promotore SV40, un elemento genetico capace di favorire l’ingresso del DNA nel nucleo cellulare.


Come è stato condotto lo studio


Sono state utilizzate due tecniche di laboratorio:


Fluorometria (Qubit) per stimare il DNA totale.


qPCR per identificare sequenze specifiche (spike, origine di replicazione, SV40).



È stata valutata anche la lunghezza dei frammenti e la loro protezione all’interno delle nanoparticelle lipidiche.



Cosa è emerso


DNA totale rilevato:


Pfizer: 371–1.548 ng per dose.


Moderna: 1.130–6.280 ng per dose.

→ Valori decine o centinaia di volte sopra i limiti fissati da FDA e WHO (10 ng/dose).



Analisi mirata (qPCR):


Moderna: valori entro i limiti.


Pfizer: in due lotti, DNA SV40 sopra il limite (fino a 23,7 ng/dose).



SV40 promoter-enhancer: trovato solo nei vaccini Pfizer, non in Moderna.


Frammenti di DNA: mediamente 214 basi, alcuni lunghi fino a 3,5 kb; molti protetti dalle nanoparticelle lipidiche, quindi difficilmente degradabili.


Eventi avversi (VAERS): alcuni lotti con più DNA avevano anche più segnalazioni di reazioni gravi, ma gli autori sottolineano che servono dati più ampi per confermare una correlazione.



Cosa significa


La presenza di DNA residuo non è una sorpresa: è una impurità di processo, ma la quantità trovata è molto superiore a quanto previsto dai regolatori.


Il fatto che parte del DNA sia protetto nelle nanoparticelle e che nei vaccini Pfizer siano presenti sequenze funzionali come SV40 pone interrogativi sulla sicurezza a lungo termine.


Gli autori chiedono una revisione delle linee guida internazionali, nate in epoca pre-mRNA, per tenere conto di queste nuove tecnologie.

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