CTS, vaccini e politica: cosa emerse davvero nella riunione del 12 maggio 2021 - ANALISI DELLA DISCUSSIONE
Analisi della riunione CTS (12 maggio 2021)
1. Il contesto: tra emergenza sanitaria e pressione politica
La riunione del CTS si colloca in un momento delicato: primavera 2021, terza ondata in regressione, campagna vaccinale in pieno corso ma ancora lontana dalla copertura di massa. Il Ministero della Salute e il Commissario straordinario Figliuolo chiedono al CTS un parere urgente: estendere AstraZeneca e Johnson & Johnson alla fascia 50–59 anni, con la motivazione esplicita di accelerare la campagna per mancanza di dosi mRNA.
Fin dall’inizio appare evidente che la domanda non nasce da una nuova evidenza scientifica, bensì da un bisogno logistico-politico: Figliuolo deve garantire numeri, ritmo e copertura vaccinale entro l’estate. Il CTS è quindi chiamato a convalidare o meno una scelta già fortemente orientata dalla politica.
2. I dati sugli eventi avversi: evidenza scientifica ignorata?
Il comitato discute i dati di farmacovigilanza AIFA: 34 casi di trombosi gravi su ~7 milioni di dosi AstraZeneca, con mortalità in alcuni casi, e prevalenza nelle donne sotto i 50 anni. Si cita anche il dato francese, molto più allarmante: 1 caso ogni 36.000 dosi.
EMA aveva già classificato questi eventi come effetti collaterali riconosciuti, non ipotesi. Nonostante ciò, una parte del CTS minimizza o relativizza i numeri, insistendo sul fatto che “il rischio resta basso” e che “il beneficio aumenta con l’età”.
Questa dinamica mostra una tensione evidente: la scienza produce segnali di rischio crescente, ma la discussione si sposta subito sul piano pratico (“accelerare la campagna”, “vaccinare prima”, “non confondere la popolazione”), segnalando che la valutazione del rischio clinico non è stata prioritaria, ma subordinata all’obiettivo politico-logistico.
3. Il nodo degli indennizzi: salute individuale vs interesse collettivo
Un lungo passaggio della riunione è dedicato agli indennizzi per i danneggiati da vaccino. Caporale, Ippolito e Fiorentino ricordano che la giurisprudenza italiana (Corte Costituzionale 2020) ha esteso il diritto anche ai vaccini raccomandati, ma il sito del Ministero della Salute non riportava ancora alcun riferimento esplicito ai vaccini Covid.
Qui emergono due elementi critici:
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Consapevolezza interna che esistevano rischi concreti di eventi avversi gravi, inclusi decessi.
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Preoccupazione politica che parlarne apertamente potesse “spaventare la popolazione” e rallentare la campagna.
Il CTS discute quindi non tanto di come ridurre i rischi sanitari, ma di come gestire le conseguenze legali e comunicative dei rischi già noti. Questo ribalta la priorità: il cittadino danneggiato diventa un problema giuridico e di immagine, non un dato clinico da prevenire.
4. Divisioni interne e peso delle pressioni esterne
La riunione è attraversata da divisioni nette:
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Linea prudente (Abrignani, Palù, Brusaferro): no all’estensione, perché gli mRNA sarebbero stati sufficienti e la popolazione già confusa dai cambi di raccomandazioni.
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Linea pragmatica (Greco, Ippolito, Locatelli in parte): sì a J&J nei 50–59, almeno per categorie logistiche difficili, perché “ogni settimana guadagnata salva vite ed economia”.
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Linea politica estendere per accelerare, indipendentemente dai rischi.
Il fatto che Locatelli (Presidente CTS) cerchi una “formula di compromesso” che non divida troppo il comitato, e che più volte inviti a “non drammatizzare” le divergenze, indica che il CTS si percepisce come organo sotto pressione politica, chiamato a ratificare una scelta già predisposta dal Commissario, più che a esprimere un parere tecnico indipendente.
5. Comunicazione e gestione della fiducia: la salute come variabile secondaria
Un leitmotiv della discussione è la paura di confondere la popolazione. Si discute a lungo su come formulare il parere senza cambiare troppe volte soglia d’età (60, 55, 50), perché “la popolazione è disorientata”.
Il paradosso è evidente: invece di affrontare direttamente i dati sugli eventi avversi, si preferisce trovare un linguaggio che non faccia emergere contraddizioni, anche se questo significa non rispondere pienamente al quesito ministeriale.
La priorità diventa dunque:
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evitare panico e polemiche,
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proteggere l’immagine della campagna vaccinale,
più che garantire la massima sicurezza individuale.
6. Perché hanno continuato nonostante i rischi?
Le ragioni si possono riassumere così:
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Pressione politica e mediatica: il Governo puntava a numeri rapidi per “riaprire il Paese” in estate.
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Logica del rischio-beneficio collettivo: alcuni membri ritenevano che qualche evento avverso grave fosse accettabile rispetto a migliaia di morti evitati dal Covid.
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Mancanza di alternative percepita: pur sapendo che entro settembre sarebbero arrivate dosi mRNA sufficienti, si temeva che attendere avrebbe rallentato la campagna e compromesso economia e consenso politico.
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Gestione della narrativa pubblica: più che ridurre i rischi clinici, si cercava di ridurre i rischi comunicativi.
Conclusione
La riunione del 12 maggio 2021 rivela che il CTS era fortemente condizionato da obiettivi politici e logistici, e che la salute individuale è stata trattata come variabile secondaria.
Gli effetti avversi erano noti, documentati e riconosciuti ufficialmente da EMA, ma la decisione prevalente fu di non bloccare l’uso dei vaccini adenovirali, bensì di modulare la raccomandazione per età e “popolazioni speciali”, nella speranza di accelerare la campagna senza perdere consenso pubblico.
In altre parole: la campagna vaccinale veniva gestita come un’operazione politico-strategica più che come un atto puramente medico-scientifico, con la salute dei singoli messa in secondo piano rispetto all’obiettivo collettivo di raggiungere rapidamente l’immunizzazione di massa.
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Executive Summary
Tema centrale:
Discussione sulla possibile estensione della raccomandazione d’uso dei vaccini a vettore adenovirale (AstraZeneca e Johnson & Johnson) alla fascia 50–59 anni, su richiesta del Ministero della Salute e del Commissario Figliuolo, per accelerare la campagna vaccinale a fronte di carenza di dosi mRNA.
Partecipanti principali identificati
Franco Locatelli (Presidente CTS, ISS) → modera e sintetizza.
Gianni Rezza (Ministero della Salute, Direzione Prevenzione)
Silvio Brusaferro (Presidente ISS)
Giorgio Palù (Presidente AIFA)
Donato Greco (epidemiologo)
Sergio Abrignani (immunologo, Università Milano)
Giuseppe (Beppe) Ippolito (Direttore scientifico INMI Spallanzani)
Cinzia Caporale (bioeticista, CNR)
Fabio Ciciliano (Protezione Civile)
Sergio Fiorentino (avvocato giuridico del CTS)
Alessia (forse Alessia Melegaro, epidemiologa)
1. Rischi clinici e farmacovigilanza
Eventi avversi seri documentati:
34 casi di trombosi venose in sedi inusuali (29 cerebrali, 5 addominali), associati ad AstraZeneca fino al 26 aprile 2021, su circa 6,7 milioni di dosi.
Rapporto stimato: 1 caso ogni ~200.000 dosi, soprattutto in soggetti <50 anni.
Prevalenza maggiore nelle donne (età media 48 anni vs 52 per gli uomini).
EMA ha classificato questi eventi come effetti collaterali riconosciuti, obbligando alla loro segnalazione nei fogli illustrativi.
In Francia l’incidenza riportata era più alta: fino a 1 caso ogni 36.000 dosi.
Per Johnson & Johnson i dati erano allora limitati, ma già esistevano segnalazioni rare di trombosi con trombocitopenia (1 su ~900.000 dosi USA).
Criticità: la reale frequenza degli eventi era incerta e in evoluzione; i membri riconoscono che i dati si stavano aggiornando ogni settimana, aumentando i casi stimati e includendo anche esiti mortali.
2. Bilancio rischi/benefici
Fascia 50–59 anni:
Beneficio minore rispetto agli over 60, dato che il rischio di morte per Covid decresce.
Stime: 8 morti prevenibili (per 100.000 vaccinati) in fascia 50–59 vs 25 in 60–69.
L’incidenza degli eventi trombotici non cambiava molto tra 50–59 e 60–69, ma il beneficio sì → rischio relativo maggiore nei più giovani.
Strategia logistica:
AstraZeneca criticata per ritardi e problemi di fiducia pubblica.
Johnson & Johnson considerato più pratico per categorie difficili da raggiungere (detenuti, migranti, studenti Erasmus, lavoratori mobili) grazie alla dose unica.
Alcuni membri lo vedevano estendibile ai 50–59, altri contrari per mancanza di dati sufficienti.
3. Comunicazione e fiducia
Forte timore che cambi continui di indicazione (60+, 55+, poi 50+) creassero confusione e sfiducia nella popolazione.
Alcuni membri (Palù, Brignani) suggerivano di mantenere la raccomandazione sopra i 60, senza ulteriori modifiche.
Altri (Greco, Ippolito) spingevano per flessibilità e uso mirato del J&J nei 50–59.
Si discute sul “non differenziare troppo i vaccini” per non far percepire uno come “di serie B”.
4. Aspetti legali e indennizzi
Ampio dibattito sul diritto al risarcimento per eventi avversi:
Esiste la legge 210/1992 sugli indennizzi da vaccinazioni, aggiornata nel 2005.
Corte Costituzionale (sentenza 118/2020) ha esteso gli indennizzi anche a vaccini “raccomandati” e non solo obbligatori.
Tuttavia, sul sito del Ministero della Salute (aprile 2021) non era ancora chiaro se i vaccini Covid rientrassero.
Preoccupazione che un cittadino comune potesse non vedersi riconosciuto il diritto senza chiarimenti ministeriali.
Alcuni membri insistono che occorra chiarezza pubblica e trasparenza, per non generare contenziosi e sfiducia.
5. Decisione finale
Non emerse una posizione unitaria.
Linea prevalente: mantenere la raccomandazione preferenziale sopra i 60 anni per entrambi i vaccini adenovirali, con apertura all’uso di J&J in “popolazioni speciali” (logisticamente difficili da raggiungere, studenti Erasmus, ecc.).
Una parte del CTS avrebbe voluto estendere ufficialmente il J&J ai 50–59, ma non si raggiunse unanimità.
Consapevolezza che la scelta avrebbe avuto implicazioni comunicative e politiche rilevanti.
Considerazioni critiche
Conflitto tra urgenza logistica e prudenza scientifica:
Il Commissario Figliuolo premeva per accelerare; alcuni scienziati vedevano rischi non trascurabili in estensione affrettata.
Scarsa trasparenza sui numeri:
Disaccordo sui calcoli di dosi necessarie vs disponibili; i membri del CTS non avevano dati aggiornati certi.
Mancanza di chiarezza legale sugli indennizzi:
Potenziale vulnerabilità per i cittadini danneggiati, con rischio di contenziosi.
Problema di fiducia pubblica:
Cambi di raccomandazioni ripetuti e divergenze interne minavano la credibilità della campagna vaccinale.
1. Eventi avversi e rischi clinici
Donato Greco: riporta i dati ufficiali AIFA → 34 casi di trombosi (29 cerebrali, 5 addominali) su ~7 milioni di dosi AstraZeneca; prevalenza femminile; tasso stimato 1/200.000.
Locatelli: riassume e conferma, sottolinea che EMA li considera effetti collaterali riconosciuti.
Greco + Abrignani: ricordano che in Francia incidenza più alta (1/36.000).
Ippolito: segnala che Johnson & Johnson ha già casi di trombosi simili negli USA (1 su ~1 milione), ma con dati più solidi di fase III rispetto ad AstraZeneca.
Nota condivisa: rischio prevalente nelle donne sotto i 50 anni → malattia immuno-mediata.
2. Bilancio rischi/benefici
Locatelli: ricorda che beneficio cresce con l’età; in fascia 60–69 previsti 25 morti prevenibili vs 8 in 50–59.
Rezza: sottolinea che l’indicazione “preferenziale sopra i 60” non è un divieto, ma una raccomandazione.
Palù: preferisce mantenere 60+ per entrambi (AZ e J&J), lasciando libertà alle Regioni; teme confusione nella popolazione.
Greco: più aperto a raccomandare J&J anche nei 50–59, viste le caratteristiche logistiche (dose unica).
Abrignani: contrario a estendere: i calcoli mostrano che i vaccini mRNA disponibili sarebbero sufficienti, quindi non serve rischiare.
Silvio Brusaferro: contrario a differenziare troppo i due vaccini, teme che un vaccino risulti percepito come “di serie B”.
3. Aspetti legali e indennizzi
Cinzia Caporale: solleva il problema dell’indennizzo, segnala che sul sito del Ministero (aprile 2021) non c’è chiarezza sul Covid.
Avv. Fiorentino: ricorda la sentenza della Corte Costituzionale n. 118/2020 → estensione degli indennizzi anche a vaccini raccomandati.
Ippolito: aggiunge riferimenti alla legge 210/1992 aggiornata nel 2005, che include anche famiglie di deceduti.
Locatelli: chiede chiarimenti per evitare disparità territoriali (es. “Maria Rossi di un paesino di Siracusa”), e suggerisce che il Ministero aggiorni in modo chiaro il sito.
Rezza: conferma che non è materia del CTS, ma che l’aspetto legale va chiarito a livello ministeriale.
4. Comunicazione e fiducia pubblica
Palù: evidenzia rischio di “popolazione disorientata” dai continui cambi di soglia (60, 55, 50 anni).
Brusaferro: ribadisce che differenziare i due vaccini potrebbe danneggiare la percezione pubblica.
Locatelli: teme che un CTS diviso dia un’immagine fragile.
Ciciliano: richiama il valore “temporale”: vaccinare prima anche con vaccini adenovirali avrebbe impatto economico e sociale notevole.
5. Posizioni finali
Linea Locatelli (sintesi):
Entrambi i vaccini adenovirali autorizzati dai 18 anni.
Raccomandazione preferenziale sopra i 60 anni.
J&J può avere uso mirato in popolazioni speciali (logistica complessa).
Pro-estensione J&J ai 50–59: Greco, Ippolito, in parte Locatelli.
Contrari all’estensione (prudenza): Abrignani, Palù, Brusaferro.
Indecisi/mediatori: Rezza (aperto all’uso preferenziale ma prudente), Caporale (soprattutto attenta a garanzie legali), Fiorentino (suggerisce compromesso a 55 anni).
In sintesi:
CTS non unanime.
Fronte prudente: meglio non estendere sotto i 60 (Abrignani, Palù, Brusaferro).
Fronte favorevole: apertura a J&J nei 50–59 per motivi logistici e di rapidità (Greco, Ippolito, Locatelli più sfumato).
Nodo legale/comunicativo: rischio di sfiducia se non si chiarisce bene il tema indennizzi e se le raccomandazioni continuano a cambiare.
Possibili profili di rilievo giuridico (da verificare in sede legale)
1. Consapevolezza dei rischi e prosecuzione della somministrazione
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Il CTS discute apertamente di eventi avversi gravi e anche morti documentate legate a vaccini adenovirali (AstraZeneca e J&J).
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EMA li aveva già classificati come effetti collaterali riconosciuti.
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Nonostante ciò, si decide di non limitarne drasticamente l’uso ma di mantenerli “preferenzialmente sopra i 60” e in certi casi anche sotto, soprattutto per motivi logistici.
👉 Qui si potrebbe ipotizzare, in astratto, una responsabilità se si dimostrasse che decisioni politiche abbiano prevalso su valutazioni scientifiche, con conseguente esposizione a rischio dei cittadini.
2. Possibile omissione di trasparenza
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Dal verbale emerge chiaramente la preoccupazione di non comunicare troppo per non “disorientare la popolazione”.
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Alcuni membri invitano a non differenziare troppo i vaccini per motivi comunicativi.
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Si discute degli indennizzi ma senza rendere pubblica la piena informazione al cittadino comune (Caporale denuncia che il sito ministeriale era “oscuro” e non riportava i riferimenti normativi sugli indennizzi).
👉 Questo potrebbe configurare un difetto di trasparenza o perfino un’omissione informativa verso i cittadini.
3. Aspetti legali sugli indennizzi
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Giuristi e bioeticisti nel CTS ricordano che la Corte Costituzionale (118/2020) aveva stabilito il diritto all’indennizzo anche per vaccini raccomandati.
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Ma lo stesso CTS ammette che sul sito del Ministero non era riportato nulla a riguardo nel 2021.
👉 Potrebbe emergere un profilo di omessa tutela dei diritti dei vaccinati danneggiati, se non adeguatamente informati o assistiti.
4. Possibile conflitto tra scienza e politica
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La pressione del Commissario Figliuolo è esplicita: chiedeva estensione ai 50–59 anni “se scientificamente percorribile”.
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Alla fine, il CTS non risponde chiaramente al quesito e di fatto rimette la scelta a Figliuolo.
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Questo atteggiamento potrebbe essere letto come sudditanza politica di un organo tecnico, con conseguente abdicazione al suo ruolo indipendente.
Reati ipotizzabili (in linea teorica, da giuristi/PM)
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Omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.) → se un organo tecnico non fornisce valutazioni complete per motivi extra-scientifici.
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Lesioni colpose (art. 590 c.p.) o omicidio colposo (art. 589 c.p.) → qualora si provi nesso causale tra decisioni CTS/governo e eventi avversi mortali.
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Abuso d’ufficio (art. 323 c.p.) → se emergesse che scelte sono state piegate a interessi politici o economici.
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Omissione di soccorso/tutela → mancata informazione sui rischi e sugli indennizzi.
Considerazione finale
Dal verbale appare chiaramente che:
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i rischi erano conosciuti,
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le decisioni sono state orientate anche da esigenze politiche/logistiche,
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la trasparenza verso i cittadini non è stata piena.
Se questi elementi siano penalmente rilevanti dipenderebbe da accertamenti giudiziari, nesso causale tra decisioni e danni concreti, e dall’interpretazione dei giudici.
Fatto emerso dal verbale |
Norma potenzialmente coinvolta |
Possibile reato/violazione |
Il CTS discute di eventi avversi gravi e mortali (trombosi, decessi),
ma decide comunque di proseguire raccomandando i vaccini adenovirali, anche
nella fascia 50–59 anni per ragioni logistiche. |
Art. 589 c.p. (omicidio colposo), Art. 590 c.p. (lesioni personali
colpose) |
Responsabilità se nesso causale tra decisione e danno subito da
cittadini vaccinati. |
CTS e Ministero consapevoli della sentenza Corte Costituzionale
118/2020 sugli indennizzi, ma sul sito del Ministero non vi era chiarezza per
i cittadini. |
Legge 210/1992 (indennizzi per danni da vaccinazioni), art. 328 c.p.
(omissione atti d’ufficio) |
Mancata trasparenza e omissione di informazione sui diritti. |
Alcuni membri dichiarano esplicitamente che non si deve “differenziare
troppo i vaccini” o “disorientare la popolazione”, privilegiando la narrativa
pubblica rispetto alla piena informazione. |
Diritto all’informazione e consenso informato (artt. 2, 13, 32 Costituzione; art. 33
legge 219/2017) |
Possibile violazione del principio di consenso informato;
responsabilità civile/penale per omissione informativa. |
CTS non risponde chiaramente al quesito del Commissario Figliuolo,
lasciando a lui la “modulazione” della campagna, pur avendo dati sui rischi. |
Art. 328 c.p. (omissione atti d’ufficio) |
CTS abdica al suo ruolo tecnico, lasciando prevalere l’indirizzo
politico. |
Pressione politica esplicita: richiesta di estendere l’uso dei vaccini
adenovirali “se scientificamente percorribile”, per motivi di fornitura e
ritmo della campagna. |
Art. 323 c.p. (abuso d’ufficio, se provato vantaggio indebito o danno
ingiusto); principi di indipendenza organi tecnici |
Possibile condizionamento politico di un organo tecnico, con prevalenza
di logica politica sulla tutela sanitaria. |
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