DNA nei vaccini COVID: un silenzio inquietante tra Pfizer, Moderna ed EMA


 DNA nei vaccini COVID: un silenzio inquietante tra Pfizer, Moderna ed EMA

Negli ultimi mesi, la questione della sicurezza dei vaccini a mRNA ha subito una nuova accelerazione. Non stiamo parlando degli effetti collaterali o del dibattito sull'efficacia, ma di qualcosa di più profondo: la presenza di contaminazione da DNA residuo all’interno dei lotti vaccinali.

Un gruppo di ricercatori indipendenti ha condotto un'analisi approfondita su diversi campioni di vaccini Pfizer e Moderna — con risultati che, se confermati, potrebbero far tremare la narrativa ufficiale.

Cosa sono i CT e perché sono importanti?

Per comprendere il problema, bisogna conoscere il concetto di Ct (Cycle Threshold): si tratta del numero di cicli necessari, in un test PCR, per rilevare una quantità minima di materiale genetico. Meno cicli sono necessari, maggiore è la quantità di DNA presente.

Nei test per la diagnosi del COVID-19, i pazienti venivano dichiarati positivi anche a 35–45 cicli. Ebbene: in alcuni lotti dei vaccini analizzati, il DNA residuo è stato rilevato a solo 10–15 cicli. Questo significa che la quantità di DNA presente era fra le 500 e le 1000 volte superiore al materiale considerato sufficiente per diagnosticare un’infezione.

Un milione di volte più DNA di un tampone?

Secondo la spiegazione dei ricercatori, c'è una differenza impressionante tra la carica genetica rilevata nei vaccini e quella dei tamponi usati per registrare i casi di COVID. Parliamo di un potenziale fino a un milione di volte in più. E ricordiamo: il DNA non dovrebbe nemmeno essere presente nelle formulazioni finali dei vaccini a mRNA, se i processi di purificazione fossero corretti.

Pfizer vs Moderna: cosa cambia?

Un altro dato preoccupante è la differenza tra i due vaccini più diffusi:

Pfizer: conteneva tracce di SV40, una sequenza genetica associata a rischi oncogeni.

Moderna: nessuna traccia di SV40, ma in alcuni lotti un forte squilibrio tra la componente spike e il gene di controllo usato per verificare la purezza del prodotto.

Questi dettagli, spesso ignorati nei report ufficiali, suggeriscono che le case farmaceutiche hanno analizzato solo determinate regioni della sequenza, lasciando altre — potenzialmente contaminate — fuori dalle verifiche.

Cosa dice l’EMA?

La parte più inquietante riguarda l'ente regolatorio europeo, EMA (European Medicines Agency). Secondo i ricercatori, l’EMA permette ai produttori di valutare solo certe regioni della sequenza per certificare l’assenza di DNA. È come se dicessero: “Controllate lì dove non c’è problema, ignorate il resto”.

Se questo venisse confermato, ci troveremmo di fronte a una grave omissione di responsabilità: un controllo parziale rischia di lasciare passare sostanze che non dovrebbero essere iniettate.

Conclusioni

Questo video è un campanello d’allarme sulla trasparenza e la sicurezza con cui sono stati distribuiti i vaccini a mRNA. Non si tratta di negare in blocco la scienza, ma di chiedere che la scienza sia svolta con rigore, senza zone d’ombra o accomodamenti regolatori.

In un'epoca in cui la fiducia delle persone nelle istituzioni scientifiche è centrale, evitare domande scomode non è la soluzione. È il momento di pretendere chiarezza, accesso agli studi integrali, e verifiche indipendenti.

💬 Cosa ne pensi di questi dati? Scrivi nei commenti la tua opinione o condividi il video con chi ritieni debba vederlo.

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Fonte:

https://x.com/astramezzi/status/1990330959158214698?s=48&t=yWq5FBRfrYjgTnIG6gz83w





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