Chi comanda davvero il mondo? La formula nascosta nella teoria dei giochi
Buongiorno a tutti.
Oggi voglio condividere con voi una lezione che nasce da un’analisi approfondita della conferenza del Professor Daniel Lopez, tenuta lo scorso 14 luglio. Esaminando il suo lavoro, sono arrivato a delle conclusioni che ritengo cruciali per comprendere non solo l’attuale situazione geopolitica mondiale, ma anche i prossimi sviluppi – quelli che ancora non sono accaduti, ma che si stanno già preparando.
Lopez ha analizzato l’intervento di un pensatore cinese che molti considerano un autentico genio della previsione strategica: il Professor Jang. Quest’ultimo ha elaborato una teoria tanto semplice quanto potente per capire chi avrà il controllo del mondo nei prossimi anni. Si tratta della cosiddetta Legge Universale della Teoria dei Giochi.
La formula segreta del potere
Secondo questa legge, la forza di un gruppo – o di una nazione – si misura con una semplice equazione:
Forza = Massa × Energia × Coordinazione
Tre variabili. Ma non tutte pesano allo stesso modo. Jang sottolinea che la coordinazione è la più importante – vale almeno il triplo rispetto alla massa. Segue la motivazione (energia), e solo infine il numero di persone (massa).
In altre parole, non è il più grande a vincere. Non è neppure il più ricco. Vince chi sa muoversi insieme. Vince chi è più unito.
E qui arriva la prima scoperta inquietante: il gruppo oggi più potente del mondo è quello dei cristiani americani che credono nella fine dei tempi e nel ritorno di Cristo.
Quattro gruppi, un unico obiettivo: la nuova mappa del Medio Oriente
Jang individua quattro forze che stanno spingendo verso un nuovo grande conflitto in Medio Oriente:
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I cristiani americani che vogliono la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme;
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Lo Stato di Israele, anch’esso interessato a quella ricostruzione;
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L’élite finanziaria globale, interessata al controllo del petrolio e del commercio;
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Il complesso militare-industriale americano, che vuole mantenere la supremazia globale.
Apparentemente sembrano mondi lontani tra loro. Eppure, stanno tutti convergendo verso lo stesso obiettivo: la ristrutturazione totale del Medio Oriente e il rovesciamento del regime iraniano. Non perché si siano seduti a tavolino a pianificare tutto, ma perché – e qui sta la chiave – agiscono mossi da visioni che li spingono verso la stessa vetta.
La montagna di Dio
Jang usa una metafora molto potente: immaginate una montagna. In cima c’è Dio, o per meglio dire, la verità ultima. Tutti vogliono arrivarci. I cristiani costruiscono una strada per salire. Ma su quella montagna già vive qualcuno: i nemici da sconfiggere.
Per i cristiani, la guerra in Medio Oriente non è solo una questione geopolitica, è una missione spirituale. Per gli israeliani, è la realizzazione della loro storia. Per i banchieri, è un’occasione di profitto. Per il complesso militare, è una scusa per ottenere più fondi.
Ma tutti vogliono arrivare lì. E quando ci arriveranno, dice Jang, cominceranno a litigare tra loro. Ma fino a quel momento, coopereranno – consapevolmente o no.
La forza invisibile delle narrazioni
Qui arriva un’altra scoperta fondamentale: le storie sono più forti delle armi. Chi possiede la narrazione più coinvolgente, domina.
E qual è la narrazione più forte della storia dell’umanità?
Secondo Jang, sono tre racconti, che in realtà formano un’unica grande storia:
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L’allegoria della caverna di Platone
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La crocifissione e resurrezione di Gesù
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Il ritorno finale di Cristo
Queste storie rispondono alle tre grandi domande umane: da dove veniamo? perché siamo qui? dove stiamo andando? E proprio per questo, sono in grado di motivare intere masse. Le persone che credono in queste narrazioni vivono per esse. Alcune sono persino disposte a morire per realizzarle.
La battaglia per l’Iran: una guerra spirituale
Secondo Jang, questa motivazione spingerà il gruppo cristiano americano a forzare l’intervento terrestre in Iran, anche se né i militari né i banchieri lo vogliono.
Perché? Perché loro – i cristiani – sono più coordinati, più motivati, più determinati. Non hanno bisogno di armi: hanno fede. E la fede, in politica, è la forza più pericolosa.
È una battaglia teologica mascherata da strategia militare. Ed è già cominciata.
Chi dominerà il mondo multipolare?
Secondo Jang, il mondo si sta spostando verso una nuova fase multipolare. Non ci sarà più una sola superpotenza, ma più potenze regionali. Ecco le quattro che domineranno le rispettive aree:
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Stati Uniti nell’Occidente
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Germania in Europa
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Giappone in Asia Orientale
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Israele in Medio Oriente
Tutte accomunate da una cosa: una storia potente e condivisa. Una narrativa che crea identità, coesione, disciplina. È questa la vera arma del futuro.
Il fattore jolly: l’imprevisto russo
Quando tutto sembra definito, Jang introduce un elemento imprevisto: il jolly. Una figura fuori dagli schemi, capace di riscrivere tutto. Un “oltre-uomo”, come direbbe Nietzsche.
Secondo Jang, questa figura esiste già. Ha un nome: Vladimir Putin. È lui il variabile che può rovesciare il tavolo. Nella prossima lezione – promette Lopez – scopriremo esattamente come e con quali mezzi.
Il cannone ora è puntato sul Brasile
Ed ecco la parte più inquietante. Dopo aver parlato di Medio Oriente, Stati Uniti, Israele e Russia, Daniel Lopez ci porta a casa nostra: il Brasile.
Lopez rivela che una dichiarazione pubblica fatta da uno degli uomini più potenti del pianeta – non da un presidente, ma da un influente attore geopolitico – potrebbe mettere il Brasile in pericolo come mai prima d’ora.
Lopez stesso confessa di aver rivalutato tutto: famiglia, investimenti, progetti. Perché quello che sta arrivando, se si realizza, cambierà le sorti della nazione.
Conclusione: chi possiede la storia, possiede il futuro
La mia analisi della lezione di Daniel Lopez mi ha portato a una conclusione chiara: il vero potere oggi non sta nei numeri, né nella tecnologia, né nei capitali. Sta nella narrativa.
Chi è capace di coordinare milioni di persone attorno a una missione spirituale, chi sa trasformare la storia in una profezia, e la profezia in realtà, oggi comanda il mondo.
E se non capiamo questo... non saremo solo spettatori del futuro. Ne saremo le vittime.
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