Trump, Iran e la Fine dell’Impero: La Teoria dei Giochi del Prof. Jang e il Collasso Programmato
Trump, Iran e la Fine dell’Impero: La Previsione di Lopez e Jang
1. Comprendere il gioco del potere
Il 25 giugno, Daniel Lopez apre la sua lezione parlando di un principio che ripete come un mantra: capire il gioco del potere è vitale per non essere usati come strumenti inconsapevoli delle élite. Senza questa consapevolezza, si finisce manovrati, sacrificati in strategie che servono sempre chi detiene l’informazione e la ricchezza. La sua “aula exclusiva” diventa così un appello a sviluppare senso critico per interpretare gli eventi mondiali.
2. L’improbabile frattura tra Stati Uniti e Tel Aviv
Il nodo centrale del discorso è un fatto che molti considerano ancora impossibile: la crescente frattura tra gli Stati Uniti, guidati dal presidente “Donald” (Trump), e Tel Aviv. Lopez rievoca che, un tempo, era ritenuto altrettanto impossibile avere un Papa nordamericano, ma anche quell’evento è accaduto (Papa Leone XIV, Robert Francis Prevost, figura ricorrente nelle sue analisi).
Per Lopez, la rottura nasce dopo che Trump aveva negoziato un difficile cessate il fuoco tra Israele e Iran. Tuttavia, Tel Aviv avrebbe sabotato l’accordo, lanciando azioni militari indipendenti. Questo strappo tra alleati storici mette in crisi l’equilibrio in Medio Oriente e rivela — dice Lopez — che scenari “improbabili” stanno diventando realtà.
3. L’intreccio profetico: Bibbia e geopolitica
Daniel Lopez salda l’attualità alla dimensione biblica: per lui la Bibbia è più di un testo religioso, è anche un codice di previsione storica. Ricorda le profezie messianiche di Isaia, realizzate secoli dopo, e le visioni del profeta Daniele a Babilonia come esempi di eventi scritti molto prima di accadere.
Da questa lente escatologica, Lopez interpreta la rottura USA-Tel Aviv come un segnale che prepara la scena del Terzo Tempio di Gerusalemme, la firma di un accordo di pace di sette anni e l’ascesa di Trump come “principe della pace” biblico, destinato forse anche a vincere il Nobel.
4. Il contrattacco russo: Medvedev gela l’entusiasmo
A contrastare questo scenario trionfale, interviene la voce di Mosca. Lopez cita le dichiarazioni dell’ex presidente russo Medvedev, che liquida la candidatura di Trump al Nobel come una pia illusione. Secondo Medvedev, le infrastrutture nucleari iraniane non hanno subito danni significativi e i Paesi alleati di Teheran sarebbero ora pronti a fornirle testate e tecnologia, alimentando la corsa all’atomica.
5. “Grande teatro” e retroscena segreti
Per Lopez, le manovre geopolitiche non si svolgono sotto i riflettori. Dietro le cronache ufficiali c’è un back channel, un canale segreto di comunicazione che permette ad apparenti nemici di negoziare bombardamenti “di facciata”, missili “sparati fuori bersaglio” e sceneggiate utili a calmare l’opinione pubblica. Lopez descrive tutto questo come un “teatro globale” dove nulla è come sembra.
6. L’arrivo del “genio” di Pechino: il Professor Jang
Al centro dello speech c’è la figura del Professor Jang, un intellettuale cinese che Lopez definisce “l’uomo che ha azzeccato tutto”. Jang, nato a Pechino, emigrò bambino a Toronto, ottenne una borsa di studio a Yale in letteratura inglese, poi tornò a Pechino come educatore. Notò una grave lacuna nei suoi studenti: l’incapacità di comprendere la grande letteratura per mancanza di contesto storico.
Così nacque la sua idea: un programma educativo per colmare questo vuoto. Dopo aver studiato classici come la Bibbia, la Divina Commedia, l’Iliade e l’Eneide, Jang sviluppò un corso di 60 lezioni che ripercorre la storia umana dalla Era Glaciale all’Impero Americano, riflettendo sui pattern di ripetizione nella storia.
7. Storia Preditiva e la “psicostoria” di Asimov
Jang fonda così il movimento Predictive History: un metodo per connettere gli eventi del passato, creare una narrativa coerente e, soprattutto, prevedere il futuro. Si ispira alla “psicostoria” di Isaac Asimov nella saga Fondazione, in cui modelli matematici servono a prevedere e governare il destino dell’umanità.
Per Lopez, la somiglianza è immediata: il suo stesso progetto di divulgazione è simile, fondato sullo studio del passato, l’interpretazione del presente e la previsione di scenari futuri, sempre con un occhio alla dimensione spirituale.
8. La previsione dirompente: la guerra terrestre in Iran
Il cuore della lezione è la nuova previsione “sinistra” del Professor Jang: nonostante l’assurdità apparente, gli Stati Uniti useranno truppe terrestri in Iran. Questa decisione, spiega Jang con la Teoria dei Giochi, avrà tre conseguenze catastrofiche:
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La sconfitta degli Stati Uniti in Iran.
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La fine dell’Impero Americano come egemonia globale.
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L’esplosione di una Seconda Guerra Civile Americana, prefigurata anche da film come Guerra Civile e O Mundo Depois de Nós, che Lopez cita come “programmazione preditiva”.
9. La Teoria dei Giochi spiegata: attori, obiettivi, strategie
Jang analizza la partita come un tavolo a tre: iraniani, israeliani e Stati Uniti.
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Gli iraniani vedono un’occasione per legittimare un regime impopolare, unire il Paese e, se vincessero una guerra contro gli USA, diventare simbolo della resistenza antiamericana. Vogliono attirare le truppe americane in un pantano logistico, come fu il Vietnam.
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Israele (Tel Aviv) punta a un obiettivo storico: realizzare il “Grande Israele” dal Nilo all’Eufrate. Un collasso americano nel Medio Oriente significherebbe liberarsi del “cane da guardia” USA per subentrare come egemonia regionale.
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Trump e gli USA: qui si apre un paradosso. L’interesse razionale dell’impero americano sarebbe evitare una guerra terrestre. Ma, secondo Jang, Trump potrebbe usarla come strumento per frammentare lo “stato profondo”, consolidare la base America First, alimentare tensioni interne e, paradossalmente, emergere più forte da un collasso.
10. L’analogia storica: il caso Yeltsin
Lopez inserisce un parallelo: ricorda Boris Yeltsin che, negli anni ’90, favorì la dissoluzione dell’URSS per liberarsi del controllo di Gorbaciov e diventare il nuovo zar di una Russia indipendente. Allo stesso modo, Trump — dice Lopez — potrebbe voler far crollare l’Impero Americano per rinascere come leader incontrastato di un’America “rifondata”.
11. La “pezza mancante” che potrebbe far saltare il piano
Ma c’è un avvertimento finale. Lopez parla di una “pecetta mancante”: se un elemento chiave non si incastra, l’intero schema rischia di crollare in modo caotico, con ricadute mondiali e sull’economia brasiliana. Un’escalation che andrebbe ben oltre Iran e USA, travolgendo catene di approvvigionamento, sicurezza alimentare ed energetica.
12. Un appello alla vigilanza e allo studio
Lopez chiude ribadendo la necessità di “conoscere la storia per non ripetere i suoi errori”. Invita il pubblico a prepararsi, studiare, diffidare delle versioni di comodo, sviluppare un pensiero critico. Per lui, essere parte di quella “minoranza di 8%” che sa leggere, comprendere e agire significa sottrarsi al destino di massa inconsapevole.
Conclusione
Questa è la radiografia completa del discorso: una lezione che fonde geopolitica, escatologia, teoria dei giochi, narrativa di Asimov e parallelismi storici. Un racconto che, secondo Lopez, non solo decifra il presente ma offre una chiave per prevedere un futuro già scritto — se non si impara a leggerlo.
Chi è davvero il Professor Jang?
Origini e formazione
Secondo quanto Lopez racconta, Jang nasce a Pechino nel 1976, in piena epoca di riforme cinesi. A soli sei anni, la sua famiglia emigra a Toronto, in Canada, spinta da motivi economici. Qui, Jang cresce come un immigrato con risorse limitate ma con una grande disciplina nello studio.
Nonostante le difficoltà finanziarie, riesce ad ottenere una borsa di studio completa per Yale, una delle università più prestigiose al mondo, dove si laurea in Letteratura Inglese. Questo dettaglio, apparentemente secondario, è cruciale: Jang non è un semplice accademico di storia o geopolitica, ma un letterato con una solida base nella narrativa, nell’analisi testuale e nei classici.
Il ritorno a Pechino e la carriera educativa
Dopo Yale, Jang decide di tornare in Cina. Lopez spiega che questa scelta è significativa: invece di restare in Occidente, preferisce contribuire all’educazione del suo Paese. A Pechino lavora come insegnante di inglese in scuole pubbliche e private, ma diventa anche coordinatore di programmi educativi, direttore di scuole, e persino formatore di insegnanti. In pratica, Jang si muove lungo tutta la filiera dell’istruzione: dall’asilo all’università.
Secondo Lopez, questo dettaglio non è neutro: insinua il sospetto che dietro la facciata educativa possa esserci una strategia di “formazione di quadri”, in chiave soft power, o addirittura un lavoro parallelo di supporto a operazioni di influenza. È un’ipotesi coerente con la narrativa di Lopez sul “grande teatro” delle intelligence globali.
Il problema individuato: mancanza di contesto storico
Il nodo che accende la scintilla di Jang è pedagogico, ma anche geopolitico. Insegnando letteratura classica, scopre che i suoi studenti — ragazzi di buona cultura — non comprendono appieno testi come la Divina Commedia, l’Iliade o la Bibbia, perché manca loro un contesto storico forte.
Questa diagnosi diventa la base di un progetto più grande: colmare il vuoto storico per rendere possibile la comprensione del presente e, di riflesso, la previsione del futuro.
La nascita di Predictive History
Per risolvere questo gap, Jang elabora un programma intensivo di 60 lezioni: una panoramica sulla storia dell’umanità, dalla Era Glaciale fino all’Impero Americano contemporaneo. Da qui nasce il suo canale Predictive History: un mix di divulgazione, educazione e modello di analisi.
Il principio cardine di Predictive History è ispirato alla “psicostoria” della saga Fondazione di Isaac Asimov: usare pattern storici e modelli matematici per prevedere i comportamenti collettivi. Jang riprende l’idea di Asimov secondo cui chi conosce abbastanza bene la storia può ridurre l’incertezza sul futuro.
I tre obiettivi di Jang
Lopez spiega chiaramente come Jang organizza la sua visione in tre punti chiave:
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Collegare eventi del passato creando una narrativa coerente.
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Spiegare il presente usando questi collegamenti.
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Prevedere il futuro sulla base di modelli ricorrenti.
Questa struttura rende la Predictive History una “psicostoria” moderna, ma non limitata alla finzione di Asimov: diventa un’arma di consapevolezza per chi vuole “decifrare il caos”.
Un progetto educativo con ambizioni globali
Jang non si ferma a YouTube. Secondo Lopez, il professore sogna di fondare una accademia indipendente: un luogo fisico, paragonato alla Accademia di Platone o a un Tempio Jedi, dove addestrare studenti a diventare intellettuali capaci di combinare analisi storica, logica e intuizione geopolitica.
Questa scuola, spiega Lopez, dovrebbe coltivare le “menti del futuro”, addestrate non solo a interpretare dati, ma anche a vedere dietro la propaganda, leggere i segnali deboli e resistere alla manipolazione di massa.
Perché Lopez si identifica con Jang
Lopez sottolinea più volte di sentirsi vicino a Jang, tanto da definirlo quasi un “suo doppio” in Oriente: entrambi vogliono allenare le persone a non farsi manipolare, usando storia, Bibbia, pattern geopolitici e analisi strategica.
Ma allo stesso tempo, mette in guardia: se Jang è parte di un progetto di soft power cinese più grande, potrebbe agire come “cavallo di Troia” per influenzare le percezioni in Occidente.
Il suo metodo: la Teoria dei Giochi applicata alla geopolitica
Infine, Jang unisce la Predictive History con la Teoria dei Giochi. Come nel film A Beautiful Mind, basato sulla vita del matematico John Nash, usa schemi di scelta strategica per mostrare perché gli USA — apparentemente contro ogni logica — useranno truppe terrestri in Iran.
Nel ragionamento di Jang, ogni attore (Iran, Israele, USA) segue un interesse strategico che converge verso questo esito disastroso: il collasso dell’Impero Americano, la nascita di una nuova egemonia regionale (Israele) e l’ascesa dell’Iran come guida del fronte antiamericano.
Il Professor Jang: genio, manipolatore o profeta?
Nel racconto di Lopez, Jang resta un personaggio ambiguo: un genio visionario con un metodo affascinante, ma potenzialmente legato a circuiti di influenza geopolitica cinese. Tuttavia, proprio questa ambiguità lo rende, per Lopez, una risorsa preziosa per chi vuole “vedere prima”, interpretare i segnali del collasso e prepararsi.
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